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prof.

Ciro

Amoroso

www.amso.it





La dislessia: definizione genetica

 

Mucchielli e Bourcier: Un'alterazione nel rapporto comunicativo tra bambino e mondo esterno.

la dislessia sarebbe «la manifestazione di una perturbazione nella relazione dell'io e dell'universo, perturbazione che ha invaso selettivamente i campi dell'espressione e della comunicazione. La relazione dell'io con l'universo si è costruita sul modello dell'ambiguità e dell'instabilità, e ciò blocca il passaggio all'intelligenza analitica e, con questo, al simbolismo».

La dislessia, diviene il "rivelatore" macroscopicamente più evidente di questo universo ambiguo che mette a dura prova i sistemi di riferimento che il bambino si è costruito.


Le origini possono essere varie senza escludersi:
turbe della comunicazione verbale,
debolezza mentale
cattivo orientamento nello spazio vissuto
disturbi dello schema corporeo
cattive lateralizzazioni
fissazioni-regressioni-turbe affettive infantili
sordità o debolezza uditiva

e possono bloccare l'evoluzione intellettuale verso l'analisi.

I risultati di ognuna di queste cause possono essere:
turbe della strutturazione spaziale e temporale,
disturbi del linguaggio parlato,
disturbi psicomotori,
turbe affettive e nevrosi infantili.
La dislessia riassume e rappresenta tutti questi disturbi.

percezione sincretica e globale

 

L 'atteggiamento più corretto nei confronti del dislessico, in vista di un intervento rieducativo, sarebbe quello di analizzare il suo modo di essere nel reale, alla ricerca costante di punti di riferimento, di rapporti stabili in un mondo che non riesce a organizzare secondo il nostro sistema di significati.

La lettura infatti necessità di punti di riferimento stabili e sono molteplici:

— orientamento stabile destra / sinistra, alto / basso
— visualizzazione e percezione corretta delle forme (lettere)
— distanza relativa fra le parole
— padronanza della relazione significato-suono e viceversa
— successione e strutturazione spazio-temporale
— visione globale delle successioni e delle strutture

A queste condizioni specifiche relative al meccanismo della lettura vanno aggiunte
— desiderio di leggere, ovvero sicurezza affettiva e ambientale
— padronanza della comunicazione verbale (linguaggio parlato)
— capacità di trasferimento dall'analisi alla sintesi e viceversa

Nei comportamenti manifesti del dislessico, possiamo osservare le seguenti reazioni:

disturbi sensoriali visivi e uditivi;organizzazione percettiva (visiva e uditiva) alterata: il bambino, pur presentando un'acuità visiva e uditiva normali, non riesce a organizzare sul piano della percezione il mondo esterno.

Confonde suoni acusticamente simili (b / p, t / d, s / z, f / v ecc.), per cui legge quando per quanto, pitello per bidello ecc.

Presenta numerose inversioni cinetiche con conseguente disortografia (pli per pil, tlo per tol ecc.), il che può dipendere dalla confusione tra nozioni temporo-spaziali: infatti, il dislessico non riesce a percepire e riprodurre verbalmente gli elementi dell'insieme gli uni in rapporto agli altri secondo una precisa sequenza spaziale destra / sinistra, e temporale prima / dopo. La scorretta organizzazione dello spazio si esprime attraverso una certa difficoltà che il bambino presenta quando deve collocare le parti del suo stesso corpo le une in rapporto alle altre secondo le relazioni alto / basso, davanti / dietro, destra / sinistra.

Ecco perché confonde nella lettura la p con la q, la b con la d, la u con la n, la p con la b, in quanto non coglie la differenza tra il cerchio della p e della q posto a destra o rispettivamente a sinistra dell'asta.

Questa difficoltà di organizzazione nella percezione visiva porta con sé altri tipi di disturbi, quali l'omissione di lettere o intere parole, il salto di riga ecc.;

asimbolia: disturbo base della dislessia.

Il linguaggio parlato e scritto è costituito da segni, simboli dei quali il bambino deve appropriarsi.

La lettura implica una capacità di simbolizzazione, ossia la capacità di sostituire al contenuto reale del pensiero dei suoni che non hanno nessun rapporto con esso.

La difficoltà nella comprensione di questo simbolismo si esprime in quella penosa decifrazione dello scritto, in cui i riferimenti "galoppano, scompaiono e riappaiono".

Il dislessico presenta sempre un livello percettivo di tipo sincretico: egli non analizza mai, ha una percezione globale che lo spinge di frequente a pronunciare la parola prima di averla analizzata percettivamente, per cui molto spesso indovina.

Studi recenti condotti sulla fissazione e i movimenti dell'occhio durante la lettura, hanno dimostrato come essi siano casuali e disordinati nel dislessico. Il difficile compito di "decifrare" un testo, dato che gli automatismi della lettura non sono acquisiti, lo allontanano sempre più dalla comprensione del significato di quanto sta leggendo, "impastoiato", come dice Rey, nel suo sincretismo.

E il doppio simbolismo richiesto dalla lettura, ovverossia l'associazione suono-parola scritta e parola-significato, rende vieppiù difficile ogni decifrazione;

blocco emotivo, si esprime molto spesso in balbuzie, farfugliamento, respirazione irregolare e agitata. Si tratta a volte di un circolo vizioso che ha origine nei primi insuccessi scolastici.

Nasce un senso d'inferiorità nei confronti dei compagni che "sanno leggere";

Scompare quell'atteggiamento positivo di curiosità verso l'apprendimento e vi sostituisce un comportamento reattivo, che spesso porta alla generalizzazione del blocco non solo nella lettura, ma in ogni altra acquisizione di tipo scolastico.

Si possono notare stato d'ansia e scoraggiamento se non atteggiamenti di rivolta e aggressività, oppure si orientano verso forme di disinteresse se non addirittura di totale apatia.

 

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