STORIA DEL PETROLIO

 

 

Il petrolio nella storia dell'uomo. Il petrolio accompagna la storia dell'uomo da secoli, nel bene e nel male, e fin dall'antichità il greco "naphtha" richiamava il fiammeggiare tipico delle emanazioni petrolifere. I popoli dell'antichità avevano già ben noti i giacimenti di petrolio (olio di pietra) superficiali che utilizzavano per produrre medicinali e bitume o per illuminare le lampade. Non mancarono anche gli usi bellici del petrolio. Il "fuoco greco" dei Bizantini era la più nota e temuta arma dell'antichità tratta dal petrolio, una miscela di olio, zolfo, resina e salnitro in grado di prendere fuoco a contatto con l'aria. La micidiale miscela era comparsa sulle frecce e lanciata verso le navi nemiche incendiandole. L'uso del fuoco e del petrolio come arma incendiaria non nacque comunque con i Bizantini. Già ai tempi di Troia dell'Iliade, Omero narra di un "fuoco perenne" lanciato contro le navi greche. La conoscenza del petrolio ha pertanto origini antiche soprattutto in Medio Oriente dove si concentrano le principali riserve. Arrivò in occidente sotto forma di medicinale durante l'espansionismo arabo. Le sue doti terapeutiche si diffusero con grande rapidità e alcune fonti d'olio a cielo aperto, come l'antica Petralia in Sicilia, divennero noti centri termali dell'antichità.

 

COME SI FORMA IL PETROLIO?

Pozzi petroliferi: fino a 8 Km. di profondità

 

     Il petrolio è un liquido oleoso, denso, infiammabile, di colore fra il giallo e il nero; si trova in superficie ma più spesso nelle profondità della crosta terrestre e in generale nella litosfera dove si è depositato in strati di rocce permeabili racchiusi da strati impermeabili. Si è formato in seguito all'accumularsi di sostanze organiche, in altre parole attraverso la decomposizione di antiche forme di vita acquatiche: alghe, microrganismi, plancton e animali marini. Nel corso dei millenni tali sostanze si sono depositate sui fondali e quindi sono finite nel sottosuolo, in ambienti privi di ossigeno. Qui sono state elaborate da batteri anaerobi, capaci appunto di vivere in assenza di ossigeno. Temperatura e pressione, acqua e gas hanno contribuito alla lentissima trasformazione di questa materia in prezioso petrolio.

        

 

 

DISASTRI ECOLOGICI DOVUTI ALLE PETROLIERE “CARRETTE”

La «Prestige» con 70 mila tonnellate di greggio è affondata davanti alla Galizia (Spagna)



L'elenco dei disastri ambientali nel mediterraneo in queste ultime settimane si è ancor più allungato con la petroliera carica di 70 mila tonnellate di petrolio e spaccatasi in due a poche centinaia di miglia dalla costa spagnola della Galizia. Un disastro che fa seguito a quello della petroliera Haven al largo della costa di Arenzano (aprile '91) il cui risarcimento danni è ancora da definire (si parla di 60 milioni di euro contro un danno effettivo di 600) e che riversò sulla costa oltre 10 mila tonnellate di petrolio. Danno dal quale la turistica costa ligure non si è ancora del tutto ripresa.
La petroliera spaccatasi al largo della costa spagnola della Galizia con 70 mila tonnellate di petrolio a bordo è la "Profile" battente bandiera liberiana ed è un autentica carretta dei mari con 25 anni di navigazione. 15 mila tonnellate di greggio si sono riversate in mare trasportate dai venti e dalle onde sulla costa mentre circa 60 mila tonnellate restano nelle stive. Il petrolio ha interessato un arco di costa di 300 km. Lungo questa costiera esiste una struttura turistica di prim'ordine e un'attività peschereccia tra le prime in Spagna (in particolare i rinomati molluschi della Galizia), che è l'unica e redditizia fonte di vita per diecine di migliaia di pescatori. Inoltre non va dimenticata la fauna marina così ricca di specie da avere permesso la costruzione di un acquario tra i più interessanti della costa spagnola. Al momento sono morti, con le ali incatramate dal petrolio, non meno di 15 mila volatili marini. Da una prima stima i danni si aggirano intorno ai 400 milioni di euro senza però contare quelli indotti, ossia l'occupazione dei pescatori e il turismo. Pochi calcoli fatti di corsa indicano in una diecina di anni i tempi minimi per recuperare al 90% il danno economico. Il traffico marittimo di prodotti petroliferi e del greggio è argomento affrontato già da tempo dai governi dei paesi che hanno coste sul mare mediterraneo ma anche da quelli oceanici. Dopo anni di discussione si era profilata la possibilità d'imporre il doppio scafo alle petroliere a partire dal 2015.

 

 

 

 

 

 

 Ora dopo gli incidenti degli ultimi anni (Canadà, mare Ligure, Galizia) la situazione impone decisioni più rapide e consistenti. Prima ad esserne convinta è la commissaria Ue per l'ambiente Loyola de Palacio. C'è chi ha sostenuto che se l'Ue non riesce a prendere valide soluzioni la questione faccia parte di un problema globale sul quale decida l'Onu. In parole povere le carrette dovranno venire demolite o ristrutturate a dovere comunque i grossi carichi di greggio dovranno venire trasportati da petroliere revisionate e con non più di 10 anni di vita ma soprattutto da petroliere col doppio scafo, il tutto a partire dal 2005. Al momento per decisione europea le aree portuali degli scali marittimi Ue sono vietate alle navi ritenute pericolose. Il governo spagnolo ha inviato in Galizia 450 soldati del genio ed ha presentato le sue scuse per i ritardi ed ha stanziato i primi aiuti in denaro, mentre l'Italia ha inviato due navi attrezzate all'uopo. Nelle stive della "Prestige" sono rimasti imprigionati circa 60 mila tonnellate di greggio che secondo alcuni esperti si consolideranno per la temperatura del mare a 3500 metri di profondità dove il relitto della nave si è inabissato spezzato in due tronconi, per altri il petrolio contenuto nelle stive risalirà in superficie.

Per un immediato controllo è stato inviato alla profondità del relitto un sommergibile il quale purtroppo ha constatato che da 14 feritoie nei due tronconi fuoriesce 125 tonnellate di petrolio al giorno, petrolio che risale verso la superficie per poi disperdersi contro le coste della Galizia ma anche delle vicine o meglio limitrofe coste francesi e portoghesi.
La situazione sta evolvendosi mentre scriviamo questo articolo e si studia quale soluzione sia possibile attuare. C'è solo da augurarci che si possa porre un limite alla catastrofe che al momento si profila immane.
Il trasporto di greggio su lunghe distanze va fatto con mezzi sicuri. Non si può lasciare che ciò sia gestito dagli interessi dei produttori petroliferi, trasportatori e società acquirenti. È in gioco l'ambiente di questa o quella costa, le risorse di vita di intere popolazioni, il turismo, la flora e la fauna marina. Anche i trasporti sui brevi tratti fatti oggi con bettoline e ciabatte che non dovrebbero assolutamente navigare andranno rivisti. Il loro modesto carico non è una giustificazione. Attendiamo con fiducia quali saranno le decisioni finali dell'Ue e forse anche dell'ONU, anche se in queste settimane la gemella della "Prestige", ancora più carretta, sta trasportando 70 mila tonnellate di petrolio con rotta attraverso il Mediterraneo. Una cosa comunque è certa: la vita del mare, di qualsiasi mare, va salvaguardata.