l'esposimetro


Dopo avere analizzato la teoria dell'esposizione, capiremo, in questo paragrafo, come identificare l'esatta coppia di valori diaframma/tempo che assicura la necessaria quantità di luce nonché quando e perché variarla in virtù del già citato principio della reciprocità.

Per quanto riguarda il primo quesito dobbiamo introdurre un componente della fotocamera molto importante: l'esposimetro. Questo ha la funzione di valutare le condizioni di luce presenti nell'inquadratura e di riportare i parametri di esposizione necessari. Elabora, cioè, degli input (luce) e propone degli output (valori diaframma/tempo).
Nelle fotocamere a modalità manuale, la cellula fornisce dei valori e noi possiamo variarli a seconda delle nostre valutazioni personali. Qualora le fotocamere siano basate su modalità esclusivamente automatiche, non si ha la possibilità di intervenire apportando delle variazioni. Comunque, molte fotocamere di ultima generazione prevedono la completa possibilità di scelta, infatti oltre alla possibilità di impostare entrambe le modalità descritte, si può optare anche per delle "vie di mezzo": scatto a priorità di diaframma o a priorità di tempo. In questi ultimi casi la selezione del valore prioritario (es. tempo) spetta al fotografo mentre il parametro rimanente (es. diaframma) viene stabilito dall'esposimetro in base al calcolo effettuato.

Gli esposimetri non sono, però, degli strumenti infallibili ma possono venire "ingannati" in tutte quelle situazioni caratterizzate da un forte contrasto di luce:
- soggetti sulla spiaggia o davanti una cascata;
- paesaggi innevati o con presenza del sole;
- soggetti illuminati nel buio, ecc.
In questi casi occorre correggere manualmente (qualora la fotocamera lo consente) l'esposizione anche fino a tre stop in modo da compensare la scarsa/elevata luce offerta dagli sfondi.
Consiglio vivamente di consultare il libretto delle istruzioni della propria fotocamera per conoscere le caratteristiche del vostro esposimetro in modo da sfruttarne pienamente le potenzialità.
Qualora non sia possibile fare uso dell'esposimetro una regola di ordine pratico consiglia di impostare in giornate assolate e quindi di buona luce, un'apertura di f/16 ed un tempo pari (o più vicino possibile) al reciproco della sensibilità ISO della pellicola (es. 1/250 di secondo nel caso di una pellicola 200 ISO).

Rispondiamo adesso al secondo quesito: perché variare le coppie diaframma/tempo secondo il principio di reciprocità se tutte forniscono la medesima quantità di luce? La risposta è che in tal modo si agisce su delle variabili che producono immagini di pari esposizione (equivalenza quantitativa) ma di differente "effetto visivo" (disuguaglianza qualitativa).
Un tempo di posa breve (1/500 - 1/1000) elimina qualsiasi effetto di mosso visto che le piccole vibrazioni prodotte dal tenere in mano la fotocamera non hanno modo di influire sullo scatto; un tempo "lungo" produce ovviamente un effetto opposto. Per cui se volessimo "congelare" il movimento (ad es. della caduta delle gocce di pioggia o di una cascata) si deve scegliere la prima soluzione che impone (ai fini dell'equivalenza quantitativa) di aumentare l'apertura del diaframma (attraverso la selezione di un valore minore).

Agendo, invece, sul diaframma si influisce sulla profondità di campo definita come l'area di accettabile nitidezza, chiarezza che si propaga dietro e davanti il soggetto inquadrato. Ad un diaframma aperto corrisponde scarsa profondità mentre ad un diaframma chiuso corrisponde piena profondità. Volendo, quindi, isolare un soggetto dal resto dell'inquadratura si dovrà agire aprendo il diaframma (e diminuendo proporzionalmente il tempo di posa) e viceversa nel caso volessimo nitidezza per tutta l'immagine.