Diaframma e otturatore.


Quando premiamo il pulsante di scatto avviene semplicemente questo: la luce riflessa dal soggetto che stiamo inquadrando passa attraverso l'obiettivo il quale la fa convergere sulla pellicola che viene dunque impressionata visto che si trova nel corpo della macchina che è privo di luce. Fin qui va tutto bene ...ma in realtà il punto fondamentale è: per quanto tempo la luce deve impressionare la pellicola?
Bisogna innanzitutto chiarire un concetto basilare: una fotografia è correttamente esposta quando ripropone fedelmente gli stessi toni percepiti dalla nostra vista. Ciò avviene quando la pellicola è colpita dalla GIUSTA quantità di luce. Quando la quantità effettiva è maggiore di quella necessaria, l'immagine è sovraesposta; nel caso contrario è sottoesposta.


Abbiamo già visto come la sensibilità della pellicola influisce sull'esposizione. Si deve essere però più incisivi ed intervenire su due componenti: il diaframma e l'otturatore.
Dalla corretta impostazione congiunta di questi due elementi dipende la giusta esposizione.

Il diaframma gestisce la quantità di luce che passa attraverso l'obiettivo. E' infatti costituito da una serie di lamelle che si aprono e si chiudono a seconda del valore di apertura prescelto (valore f). I valori f sono indicati da una scala impressa sulla ghiera di regolazione situata sull'obiettivo. Un esempio può essere rappresentato dalla seguente scala:

32     16     11     8     5.6     4     2.8     2     1.4

Ad f32 corrisponde la minore apertura del diaframma mentre ad f1.4 la maggiore. Passando da un diaframma (o stop) all'altro la luce che entra raddoppia o si dimezza. Per cui passando ad esempio da f8 a f5.6, l'apertura (e quindi la luce) è due volte più grande.

L'otturatore, invece, gestisce il tempo d'esposizione (o di posa) poiché stabilisce quanto a lungo deve rimanere aperto il diaframma.
Anche questi valori sono riportati su una scala del tipo:

2     4     8     15     30     60     125     250     500     1000

Selezionando "250" si imposta una velocità di scatto di 1/250 di secondo; "2" corrisponde ad un tempo di mezzo secondo e così via.

Introduciamo ora il "principio di reciprocità" il quale afferma che si può conservare la corretta esposizione se ad una variazione di un parametro (es. diaframma) corrisponde una variazione di senso contrario dell'altro parametro (es. velocità di scatto).
Facciamo un esempio: se la giusta quantità di luce fosse assicurata dalla coppia f4 - 1/15, allora si potrebbe conservare tale combinazione aumentando di uno stop il diaframma (f5.6) e diminuendo di una tacca il tempo (1/8). In tal modo la minore luce ammessa dal diagramma viene compensata da un maggiore tempo di esposizione.