L'Inquinamento

L'inquinamento è un'alterazione dell'ambiente, di origine antropica o naturale, che produce disagi o danni permanenti per la vita di una zona e che non è in equilibrio con i cicli naturali esistenti.
Non esiste una sostanza di per sè inquinante, ma è l'uso di qualsiasi sostanza o un evento che possono essere inquinanti: è inquinamento tutto ciò che è nocivo per la vita o altera in maniera significativa le caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua, del suolo o dell'aria, tale da cambiare la struttura e l'abbondanza delle associazioni dei viventi o dei flussi di energia e soprattutto ciò che non viene compensato da una reazione naturale o antropica adeguata che ne annulli gli effetti negativi totali.

Esistono molti tipi di inquinamento:

  • inquinamento dell'aria
  • inquinamento dell'acqua
  • inquinamento del suolo
  • inquinamento acustico
  • inquinamento luminoso

  • Centrale elettrica del sud Italia

    Centrale elettrica del sud Italia


    Il grave problema dell’inquinamento è riconducibile a tre principali cause: l’aumento della popolazione, il grande sviluppo delle città e l’utilizzo di tecnologie poco compatibili con l’ambiente. Questi fattori determinano una crescente richiesta di alimenti con un conseguente aumento dei rifiuti.

    Per combattere questo fenomeno basterebbe attuare una programmazione a tutti i livelli, locale, regionale, nazionale e internazionale in modo che l’uomo non abbia più il ruolo del predatore.

    Benchè possano esistere cause naturali che possono provocare alterazioni ambientali sfavorevoli alla vita, il termine inquinamento si riferisce in genere alle attività antropiche. Generalmente si parla di inquinamento quando l'alterazione ambientale compromette l'ecosistema danneggiando una o più forme di vita. Allo stesso modo si considerano atti di inquinamento quelli commessi dall'uomo ma non quelli naturali (emissioni gassose naturali, ceneri vulcaniche, aumento della salinità). Quando si parla di sostanze inquinanti solitamente ci si riferisce a prodotti della lavorazione industriale (o dell'agricoltura industriale), ma è bene ricordare che anche sostanze apparentemente innocue possono compromettere seriamente un ecosistema

    In tutti i casi di inquinamento possiamo individuare delle sorgenti (i produttori) e dei recettori. Gli effetti sui recettori sono differenti a seconda dei tempi di esposizione, brevi (secondi-minuti), medi (ore-giorni) o lunghi (mesi-anni).

    foto scattata dall'alto del Duomo: si possono chiaramente vedere le
le polveri sottili

    Foto scattata dall'alto del Duomo: si possono chiaramente vedere le polveri sottili.


    L'inquinamento causa numerosi danni anche alla salute dell'uomo, e danneggia soprattutto l'organismo, più debole, dei bambini;nel mondo intero fattori come l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e altri pericoli presenti nell'ambiente uccidono ogni anno più di tre milioni di bambini al di sotto dei cinque anni. L'industrializzazione, l'aumento della popolazione urbana, i cambiamenti climatici, il ricorso crescente ai prodotti chimici e la degradazione dell'ambiente espongono i bambini da diverse generazioni a rischi inimmaginabili per la salute. Altri fattori responsabile di numerosi decessi sono la scarsa qualità dell'acqua, le bonifiche insufficienti, il paludismo e l' inquinamento dell'aria.
    Non è a rischio solo l’apparente benessere e la convivenza sociale nei Paesi industrializzati, ma anche l’esistenza stessa dell’umanità dal punto di vista della preservazione del patrimonio genetico. Questo avviene almeno da 70 anni nelle società più avanzate. I danni tossici vedono al primo posto il danneggiamento ai sistemi organici di metabolizzazione o disintossicazione lasciando così la membrana cellulare e il mitocondrio, indifesi sia per carenza di nutrienti essenziali, sia attaccati nella loro funzionalità. Si giunge quindi alla matrice, acquisita o dalla nascita, del danneggiamento irreversibile dei geni per passarli alla generazione successiva.

    La crisi riduce l'inquinamento

    L'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha presentato l'inventario delle emissioni 2010; il dato principale è che nel 2008 la quantità di gas si è ridotta del 2% rispetto al 2007, mentre le stime del 2009 prevedono un ulteriore calo del 9%, rispetto all'anno precedente. Il responsabile dell'inventario, Riccardo De Lauretis spiega che la crisi economica che negli ultimi anni sta colpendo il nostro Paese, ha aiutato l'ambiente, ovvero il taglio dei gas serra è dovuto in buona parte alla minor quantità di merci trasportati su gomma, causata dal rallentamento dei consumi e della produzione. Questo è, per, un miglioramento non sufficiente per riportare l'Italia all'interno degli obiettivi di Kyoto: rispetto, infatti, al 1990 (anno di riferimento) c'è stato un incremento del 4,7%; la meta era, invece, la riduzione dei gas serra del 6,5%. Nonostante il calo verificatosi negli ultimi anni, le emissioni da trasporti sono quelle maggiormente cresciute nel lungo periodo: tra il 1990 e il 2008 hanno, infatti, avuto un balzo del 20%. Per gli anni tra il 2008 e il 2012 è stata assegnata all'Italia una quota di emissioni totale di 2,4 miliardi di tonnellate (pari a 483 milioni di tonnellate l'anno), ma, per esempio, nel 2008 ne sono state emesse 541, quindi 60 milioni di troppo, mentre per il 2009 l'eccesso dovrebbe limitarsi a 10 milioni di tonnellate. Da questo punto di vista, il nostro paese è in fallimento, anche se non è da solo: secondo molti studi, infatti, se si continua così, si avrà un incremento su scala mondiale pari a 3,1 gradi centigradi!

    La classifica italiana delle città che superano la quantità di emissioni permessa dalla legge vede in vetta le città di Napoli (con 156 giorni di sforamento) e Torino (con 151 giorni di sforamento), dopo le quali si trova al città marchigiana di Ancona (con 129 giorni di sforamento). Meno preoccupante ma altrettanto grave è la situazione delle città di Roma( con 67 giorni) e Milano (con 108 giornate oltre i limiti). Al sesto posto si trova Venezia, che si differenzia dalla capitale per una settimana in più di aria respirabile; negativi anche i dati riguardanti l'ozono, che nel periodo di giugno-agosto 2009 è tornato ai livelli di anni fa. Anche in questo ambito la maglia nera va alla Lombardia, dove nove centri su dieci hanno superato (e di molto) i valori stabiliti dalla legge. I dati relativi solamente al capoluogo di questa regione indicano eccessi per 51 giorni. Genova e Bologna hanno indicazioni per 46 e 42 giornate oltre il limite, Torino per 40 e, infine, Roma per 34. L'area italiana più critica rimane, però, quella della Pianura Padana, che infila otto città tra le prime dieci per superamenti del valore di legge.


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