I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. In Polonia e in Ungheria, dove la crisi economica e le spinte per una riforma sono più forti, la politica di Gorbaciov trovò invece più amici anche tra i governanti. Più arrivavano dall'URSS e dagli altri stati dell'est notizie di riforme economiche e democratiche, e più la popolazione della DDR chiedeva di fare lo stesso nel loro paese, più i leader della DDR si chiudono a ogni richiesta del genere. Lo stacco tra popolazione e governo diventa un abisso ma la reazione più diffusa tra la gente è ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni 80 la DDR è, o almeno sembra, economicamente abbastanza forte, l'apparato statale sembra indistruttibile e così nessuno può prevedere il crollo verticale che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi mesi.

Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, ma nell'estate del '89 la gente della DDR trovò un'altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente!

Cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo decisivo all'esistenza della DDR arrivò quando l'Ungheria, il 10 settembre del 1989, aprì i suoi confini con l'Austria. Ora, la strada dalla Germania dell'est all'ovest (attraverso l'Ungheria e l'Austria) era libera!

Mentre il flusso di persone che arrivò nella Germania dell'ovest attraverso l'Ungheria e l'Austria aumentò di giorno in giorno, anche nella DDR crescevano le proteste e la gente si fece più coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo ed ogni lunedì le manifestazioni erano più affollate - anche se manifestare apertamente contro il governo era ancora un rischio enorme dato che il regime aveva ancora il pieno controllo della polizia, dell'esercito e dell'intero apparato repressivo.

Ma anche l'ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma piuttosto ampia della legge sui viaggi all'estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunivano all'est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall'altra parte del muro, all'ovest, con ansia e preoccupazione. Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l'ordine ai soldati dei posti di blocco di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'est e dall'ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni.






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